martedì 8 novembre 2011

A fare e a disfare . . . . .

. . . . si impara a lavorare!

Sì, va bhé ! Aiuto quando terminerò il mio quadretto? Sono sempre a disfarne un pezzo!

"A fare e a disfare si impara a lavorare!" - diceva sempre mia nonna, la quale faceva la sarta. Cuciva, sbagliava, disfaceva e lo faceva di nuovo. Io, che ero una bambina, la guardavo sempre mentre cuciva, mi guardava e mi diceva: " A fare e a disfare si impara a lavorare!". E lei pazientemente si rimetteva a cucire . . . . . . .

Ma adesso che sono adulta ho qualche dubbio: ma davvero che si impara a lavorare, oppure si perde solo tempo?

lunedì 7 novembre 2011

Marie Curie: la prima donna professore

Oggi 7 novembre 2011 è il 144° anniversario della nascita di Maria Skłodowska, meglio conosciuta come Marie Curie, scienziata polacca, che fu costretta a trasferirsi in Francia, per poter proseguire gli studi che aveva iniziato da autodidatta.


Chimica e fisica non erano certo le mie materie preferite, ma Google oggi la ricorda  con un Doodle impressionista che la ritrae mentre "gioca" con i propri alambicchi. 



 Marie si dedicò molto allo studio del "radio" e del "polonio", tanto che vinse nel 1903 il "Premio Nobel" per la fisica e nel 1911 per la chimica.

 Pierre e Marie Curie
Marie, che è stata  il primo professore donna in Francia,  si trasferì a Parigi e qui, a partire dal 1891 iniziò a frequentare la Sorbona, dove si laureò in fisica e matematica. Ed è qui che incontrò il docente Pierre Curie, che poi sposò.


Nel dicembre del 1897 iniziò a compiere degli studi sulle “sostanze radioattive”, che da allora rimasero al centro dei suoi interessi.
Nel 1906 le muore il marito,  Pierre Curie accidentalmente e, le fu concesso di insegnare nella prestigiosa università. Due anni più tardi le venne assegnata la cattedra di fisica generale, diventando la prima donna ad insegnare alla Sorbona. 

 Durante la Prima guerra mondiale, ebbe il soprannome di “crocerossina radiologica”, e operò in qualità di radiologa per il trattamento dei soldati feriti.
Marie Curie
Riuscì a dotare un'automobile di un'apparecchiatura radiografica rendendo così possibili le indagini radiologiche effettuate al fronte e partecipò alla formazione di tecnici e infermieri.


Purtroppo  fu colpita da una grave forma di anemia aplastica, malattia quasi certamente contratta a causa delle lunghe esposizioni alle radiazioni di cui, all'epoca, si ignorava la pericolosità. Morì nel sanatorio di Sancellemoz di Passy (Alta Savoia), nel 1934.

Una donna tanto amata e apprezzata che addirittura venne ricordata in una canzone dei Kraftwerk, che si intitola “ Radioactivity”, del 1975,


 


giovedì 3 novembre 2011

Le molte virtù di Chuang-Tzu

Ciao a tutte! Eccomi qua . . . . ho trascorso il mio compleanno con un bel raffreddore ed ancora oggi non mi è passato. E così non ho potuto lavorare al mio quadretto, perchè sono stata impegnata a farmi 2-3 volte al giorno l'"aereosol", uffa! 

Ma la conoscete la storia di Chuang-Tzu?!? No? 
Sembra il momento giusto per raccontarvi questa storia, ma  non so qual'è il titolo originale! Qui ho voluto darlo io per personalizzarla un pò.



Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. 
Il re gli chiese il disegno d’un granchio.
Chuang-Tzun disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. 
Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. 
“Ho bisogno di altri cinque anni” disse Chuang-Tzun. 
Il re glielo accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzun prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.” (di Calvino, Lezioni americane).

La mia domanda: "Che cosa ci insegna questa breve storia di Italo Calvino?". 

Qualcuna di voi risponderà: "Le opere d'arte hanno una lunga gestazione nella mente dell'artista!", altre ancora: "L'azione è più importante della contemplazione!". 
E quelle un pò maliziosette risponderanno: "Gli artisti sono persone inaffidabili!" - oppure- "I re hanno sempre fretta !!!". 

Ah ah ah! Ma no ragazze niente di tutto ciò!  La risposta giusta é: "Per poter lavorare bene bisogna avere scadenze impellenti!". Beh! Ovvio no ?!?


Quindi, anch'io per finire il mio quadretto dovrò avere una scadenza impellente! E già . . . . . . . impellente, ossia urgente, come il mio quadretto! :)






domenica 30 ottobre 2011

Ma cosa c'è dentro la zucca?

Essendo nata il 31 ottobre, essendo un'insegnante, ed essendo amante dei gatti, sì perché purtroppo quì centrano anche loro, mi sento in dovere di parlarvi di HALLOWEEN, per incoraggiare voi a proteggere i vostri figli da questa "festa demoniaca".

Ha un successo commerciale incontestabile, è la festa per travestirsi, decorare la casa e il giardino, per offrire caramelle ai bambini, quindi . . . è una festa per tutti! ma con che coraggio si va a dare il "Buon Halloween" ?
Ma in realtà cosa c'è dentro la zucca ? Sai cos'è la festa di Halloween? Conosci le sue origini? Sicuramente no! Allora ti scrivo quì tutta la sua storia  . . . . e come si dice: " Se la conosci . . . la eviti!".

ORIGINI DI HALLOWEEN
Le origini di Halloween risalgono dunque agli antichi druidi celti, e quindi a circa 2000 anni fa. I Celti vivevano in un vasto territorio che oggi è occupato dalla Francia, l’Inghilterra, il Galles e la Scozia, l’Irlanda, e celebravano la vigilia del nuovo anno, il 31 ottobre, in onore di Samhain, il principe della morte. Siccome il loro sostentamento principale era l’agricoltura, nella notte del 31 ottobre (la notte di fine estate) i Celti festeggiavano Samhain, una divinità oscura che i mortali ringraziavano per i raccolti estivi. Si trattava del "Trinox Samhain" o capodanno celtico. Quindi è evidente l’origine pagana della festa. Samhain era il Signore degli Inferi che, con l’arrivo dell’inverno, cancellava la potenza del dio sole, suo eterno rivale. Samhain venne così tradizionalmente identificato con il dio dei morti, o semplicemente con la luna, che spesso appare nell’iconografia di Halloween. Samain è anche il nome gaelico del mese che corrispondeva suppergiù a novembre. Il giorno di Samhain segnava dunque l’inizio invernale della metà dell’anno, e fu chiamato per questo il giorno in mezzo agli anni. L’essere "in mezzo agli anni" veniva considerato un momento magico: le barriere tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti si assottigliavano tanto da permettere a questi ultimi di tornare sulla terra comunicare con i vivi. I Celti credevano che in questo giorno gli spiriti malvagi dei morti, ritornavano per creare confusione e caos fra i viventi. La festa doveva placare Samhain e gli spiriti dei defunti. All’inizio, in questa giornata, si onoravano tutti i morti, compresi i primi santi cristiani, ma con il passare del tempo, incredibilmente, questi spiriti assunsero un connotato diabolico e malvagio. Fu così che, durante le celebrazioni per Halloween, apparvero rappresentazioni di fantasmi, scheletri, simboli della morte, del diavolo e di altre creature maligne, come le streghe. Pipistrelli, gatti neri, la luna piena, streghe, fantasmi, ecc. questi simboli hanno poco a che vedere con la iniziale e celtica vigilia di Samhain. Qualcuno li ha aggiunti abusivamente. Nella cerimonia celtica però era già presente un particolare che ha fatto da apripista all’inglobamento di simboli esoterici: i partecipanti dovevano vestirsi con pelli e teste d'animali, al fine di acquistare la forza dell’animale rappresentato e spaventare (sic!) così gli spiriti malvagi che erano presenti.

LA LEGGENDA  

L’antica leggenda irlandese racconta che Jack, un fabbro malvagio, perverso e tirchio, una notte d’Ognissanti, dopo l’ennesima bevuta viene colto da un attacco mortale di cirrosi epatica. Il diavolo nel reclamare la sua anima viene raggirato da Jack (sic!) e si trova costretto ad esaudire alcuni suoi desideri, tra i quali quello di lasciarlo in vita, giungendo ad un patto con cui rinunciava all’anima del reprobo. Jack, ignaro dell’effetto della malattia, muore un anno dopo. Rifiutato in Paradiso, Jack non trova posto nemmeno all’inferno a causa del patto con diavolo. A modo di rito il poveraccio intaglia una grossa rapa mettendovi all’interno della brace fiammante, a luogo della dannazione eterna. Con questa lanterna, Jack, fantasma, torna nel mondo dei vivi. Gli irlandesi, colpiti dalla carestia, immigrarono in America verso il 1850. Approdati nel nuovo mondo, trovarono un enormità di zucche che, a differenza delle piccole rape indigene, erano sufficientemente grandi da essere intagliate. Così le zucche sostituirono le rape e divennero le Jack o lantern, utilizzate la notte d’Ognissanti perché si pensava di tenere lontani gli spiriti inquieti dei morti che tentavano, come Jack, di tornare a casa. I bambini oggi si travestono e fanno visita alle famiglie guidati dalla lanterna-zucca e ottengono dolci in cambio della loro "benevolenza". "Trick - or - treat" è l’usanza del "dolcetto o scherzetto" [...], il significato originale è: "maledizione o sacrificio".
Questa festa, affermatasi e diffusasi negli U.S.A., è stata importata dagli Stati Uniti in Europa e quindi in Italia con maschere che mirano solo ad esaltare un clima negativo, un clima macabro, fatto di horror, di stregonesco, di occulto, agganciandosi e diffondendo una pericolosa e deleteria cultura magica?
E’ possibile che tutti quei simboli dell’Horror (pipistrelli, streghe, fantasmi, vampiri, morti che tornano, ecc.) non hanno suscitato almeno una giusta perplessità?
E’ possibile che l’unico modo per divertirsi è riesumare LA FIERA DELL’ HORROR?
Bisogna per forza divertirsi solo con diavoli, fantasmi, streghe, pipistrelli, e quanto altro di lugubre viene propinato?
Negli Stati Uniti succede un fenomeno curioso: la vigilia di Ognissanti scompaiono dei gatti neri. La protezione degli animali di Chicago, sorpresa dall'esplosione di questo fenomeno di scomparse misteriose alla fine di ottobre, ha deciso di vietare l'adozione di questi neri felini durante la stagione di Halloween.



PER RIFLETTERE . . . . .

Da qualche tempo Halloween seduce anche degli insegnanti che desiderano nutrire l'immaginazione dei ragazzi e aprire nuove vie per l'espressione diversificata. Però, senza rendersi conto, queste attività pedagogiche esaltano la paura, l'irrazionale e la morte! A prescindere dall'innegabile interesse del giovane pubblico, si è preso il tempo per analizzare i fondamenti di Halloween e i processi educativi che derivano dalla partecipazione dei ragazzi? È una festa banale, educativa o nociva? 

Io mi domando, ma perché quest'attrazione per l'occulto, la morte, la paura, i personaggi lugubri e mostruosi legato al mondo delle tenebre?
Da dove viene questa ricerca del macabro, del sinistro, del lugubre?
È forse la fine del razionalismo e il ritorno al medioevo oppure semplicemente un modo innocuo di ridere per esorcizzare le nostre paure?
Se poi aggiungi certe serie televisive, film o cartoni animati che presentano fantasmi, vampiri e talvolta serial killer, ma come fai a non porti delle domande?
Insomma quale eredità vogliamo trasmettere?
La nostra società è in preda alla depressione, alla violenza e alla morte. Non sarebbe meglio promuovere dei valori positivi, degli atteggiamenti morali e spirituali che edificano la personalità dei giovani e di conseguenza la società di domani?

Faccio una proposta: perché non insegnare un’altra festa popolare americana? Il prossimo quarto giovedì di novembre ci sarà la molto Yankee, ma di sicura edificazione, Festa del Ringraziamento.
Se tanto amiamo identificarci con quel popolo, perché non partecipare anche a questo evento, ci troveremo così anche noi riuniti intorno al tavolo a gustare il succulento tacchino della mamma ed a ringraziare il Signore per la sua generosa provvidenza!
Oh, Yeah!

ADESSO CHE LO SAI . . . . . . . 


guarda il video: Dietro le maschere di Halloween

Per saperne di più clicca qui: Halloween 

Leggi questo è interessante, anche se è un'articolo dell'annoscorso: Festa pagana

venerdì 28 ottobre 2011

La tela di Penelope

In questo periodo sto lavorando ad un quadro a punto croce e mi è successso per distrazione, di aver sbagliato e disfatto un pezzo del lavoro, il quale avevo impiegato un giorno per fare quello solo!
Mi è venuta alla mente, Penelope, non so se sapete chi era e che cosa ha fatto ........

quasi quasi nell'attesa di terminare il mio quadretto, vi racconto della tela di Penelope, sperando di non fare come lei! Ah ah ah ...


Innanzitutto, Penelope (dal greco . Πηνελόπεια, -ας, poi Πηνελόπη, -ης; lat. Pēnĕlŏpe, -es), era un personaggio della mitologia greca, figlia di Icaro e di Policaste (o di Peribea), moglie di Ulisse, madre di Telemaco e cugina di Elena. Prende il nome da un mito riguardante la sua infanzia: quando nacque fu gettata in mare ( poverina!) per ordine del padre e fu salvata da alcune anatre che, tenendola a galla, la portarono verso la spiaggia più vicina. Dopo questo evento, i genitori la ripresero con loro e le diedero il nome di Penelope, che non a caso significa "anatra". Già il suo nome era tutto un programma ........  

Un giorno il marito Ulisse partì per la guerra a Troia, e Penelope aspettò per venti anni  il suo ritorno. Nel fra tempo le fu chesto di scegliere fra i proci, nobili pretendenti, un nuovo marito. Allora Penelope, fedele ad Ulisse, scogitò lo stratagemma della tela: di giorno tesseva, mentre di notte lo disfaceva.  L'astuta donna promise  ai proci che avrebbe scelto il futuro marito solo al termine del lavoro e così rimandava all'infinito il momento della scelta. Però, purtroppo l'astuzia di Penelope durò solo per poco meno di quattro anni, perché un'ancella la scoprì una notte mentre disfaceva la tela. La traditrice riferì tutto ai proci l'inganno della regina. alla fine ulisse tornò, uccise i proci e si ricongiunse alla moglie e tornato a casa, Ulisse potè di nuovo godere della moglie, la rese incinta di altri due figli, oltre a Telemaco: Arcesilao e Poliporte.

Sembra che Penelope sia il simbolo per antonomasia della fedeltà coniugale femminile.
Infine, tutt'oggi, si rammenta la Tela di Penelope per riferirsi ad un lavoro buono nelle intenzioni ma "impossibile", che non potrà mai avere termine perchè ogni volta ricomincia daccapo.

Nooo! Speriamo di no! Anche perché non vedo l'ora di averlo finito e di poterlo pubblicare nel mio Blog e poi una volta terminato lo appenderò alla parete del mio salotto. Non vi dico cosa ricamo, perchè è una sorpresa che, sicuramente piacerà anche a voi.

Beh via adesso vi lascio! Vado a lavorare al mio quadretto, se no faccio davvero come la Tela di Penelope. Mi da l'impressione che non finisca mai uffaaa !!!
Ciao a presto! :)


Ah dimenticavo! Se volete approfondire cliccate qui: Personaggi della mitologia greca, Ulisse, Telemaco, Elena, La Tela di Penelope,

lunedì 24 ottobre 2011

Veder cadere le foglie

E con l'arrivo dell'autunno vediamo cadere le foglie dagli alberi ..... ancora un'altra bella poesia, di N. Hikmet. Io quando cadono le foglie non mi lacero dentro ... perché sono d'accordo con Dio.



Le foglie che cadono



Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il celo è sereno
soprattutto se ho avutto, quel giorno,
una buona  notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo
con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani.
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