domenica 30 ottobre 2011

Ma cosa c'è dentro la zucca?

Essendo nata il 31 ottobre, essendo un'insegnante, ed essendo amante dei gatti, sì perché purtroppo quì centrano anche loro, mi sento in dovere di parlarvi di HALLOWEEN, per incoraggiare voi a proteggere i vostri figli da questa "festa demoniaca".

Ha un successo commerciale incontestabile, è la festa per travestirsi, decorare la casa e il giardino, per offrire caramelle ai bambini, quindi . . . è una festa per tutti! ma con che coraggio si va a dare il "Buon Halloween" ?
Ma in realtà cosa c'è dentro la zucca ? Sai cos'è la festa di Halloween? Conosci le sue origini? Sicuramente no! Allora ti scrivo quì tutta la sua storia  . . . . e come si dice: " Se la conosci . . . la eviti!".

ORIGINI DI HALLOWEEN
Le origini di Halloween risalgono dunque agli antichi druidi celti, e quindi a circa 2000 anni fa. I Celti vivevano in un vasto territorio che oggi è occupato dalla Francia, l’Inghilterra, il Galles e la Scozia, l’Irlanda, e celebravano la vigilia del nuovo anno, il 31 ottobre, in onore di Samhain, il principe della morte. Siccome il loro sostentamento principale era l’agricoltura, nella notte del 31 ottobre (la notte di fine estate) i Celti festeggiavano Samhain, una divinità oscura che i mortali ringraziavano per i raccolti estivi. Si trattava del "Trinox Samhain" o capodanno celtico. Quindi è evidente l’origine pagana della festa. Samhain era il Signore degli Inferi che, con l’arrivo dell’inverno, cancellava la potenza del dio sole, suo eterno rivale. Samhain venne così tradizionalmente identificato con il dio dei morti, o semplicemente con la luna, che spesso appare nell’iconografia di Halloween. Samain è anche il nome gaelico del mese che corrispondeva suppergiù a novembre. Il giorno di Samhain segnava dunque l’inizio invernale della metà dell’anno, e fu chiamato per questo il giorno in mezzo agli anni. L’essere "in mezzo agli anni" veniva considerato un momento magico: le barriere tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti si assottigliavano tanto da permettere a questi ultimi di tornare sulla terra comunicare con i vivi. I Celti credevano che in questo giorno gli spiriti malvagi dei morti, ritornavano per creare confusione e caos fra i viventi. La festa doveva placare Samhain e gli spiriti dei defunti. All’inizio, in questa giornata, si onoravano tutti i morti, compresi i primi santi cristiani, ma con il passare del tempo, incredibilmente, questi spiriti assunsero un connotato diabolico e malvagio. Fu così che, durante le celebrazioni per Halloween, apparvero rappresentazioni di fantasmi, scheletri, simboli della morte, del diavolo e di altre creature maligne, come le streghe. Pipistrelli, gatti neri, la luna piena, streghe, fantasmi, ecc. questi simboli hanno poco a che vedere con la iniziale e celtica vigilia di Samhain. Qualcuno li ha aggiunti abusivamente. Nella cerimonia celtica però era già presente un particolare che ha fatto da apripista all’inglobamento di simboli esoterici: i partecipanti dovevano vestirsi con pelli e teste d'animali, al fine di acquistare la forza dell’animale rappresentato e spaventare (sic!) così gli spiriti malvagi che erano presenti.

LA LEGGENDA  

L’antica leggenda irlandese racconta che Jack, un fabbro malvagio, perverso e tirchio, una notte d’Ognissanti, dopo l’ennesima bevuta viene colto da un attacco mortale di cirrosi epatica. Il diavolo nel reclamare la sua anima viene raggirato da Jack (sic!) e si trova costretto ad esaudire alcuni suoi desideri, tra i quali quello di lasciarlo in vita, giungendo ad un patto con cui rinunciava all’anima del reprobo. Jack, ignaro dell’effetto della malattia, muore un anno dopo. Rifiutato in Paradiso, Jack non trova posto nemmeno all’inferno a causa del patto con diavolo. A modo di rito il poveraccio intaglia una grossa rapa mettendovi all’interno della brace fiammante, a luogo della dannazione eterna. Con questa lanterna, Jack, fantasma, torna nel mondo dei vivi. Gli irlandesi, colpiti dalla carestia, immigrarono in America verso il 1850. Approdati nel nuovo mondo, trovarono un enormità di zucche che, a differenza delle piccole rape indigene, erano sufficientemente grandi da essere intagliate. Così le zucche sostituirono le rape e divennero le Jack o lantern, utilizzate la notte d’Ognissanti perché si pensava di tenere lontani gli spiriti inquieti dei morti che tentavano, come Jack, di tornare a casa. I bambini oggi si travestono e fanno visita alle famiglie guidati dalla lanterna-zucca e ottengono dolci in cambio della loro "benevolenza". "Trick - or - treat" è l’usanza del "dolcetto o scherzetto" [...], il significato originale è: "maledizione o sacrificio".
Questa festa, affermatasi e diffusasi negli U.S.A., è stata importata dagli Stati Uniti in Europa e quindi in Italia con maschere che mirano solo ad esaltare un clima negativo, un clima macabro, fatto di horror, di stregonesco, di occulto, agganciandosi e diffondendo una pericolosa e deleteria cultura magica?
E’ possibile che tutti quei simboli dell’Horror (pipistrelli, streghe, fantasmi, vampiri, morti che tornano, ecc.) non hanno suscitato almeno una giusta perplessità?
E’ possibile che l’unico modo per divertirsi è riesumare LA FIERA DELL’ HORROR?
Bisogna per forza divertirsi solo con diavoli, fantasmi, streghe, pipistrelli, e quanto altro di lugubre viene propinato?
Negli Stati Uniti succede un fenomeno curioso: la vigilia di Ognissanti scompaiono dei gatti neri. La protezione degli animali di Chicago, sorpresa dall'esplosione di questo fenomeno di scomparse misteriose alla fine di ottobre, ha deciso di vietare l'adozione di questi neri felini durante la stagione di Halloween.



PER RIFLETTERE . . . . .

Da qualche tempo Halloween seduce anche degli insegnanti che desiderano nutrire l'immaginazione dei ragazzi e aprire nuove vie per l'espressione diversificata. Però, senza rendersi conto, queste attività pedagogiche esaltano la paura, l'irrazionale e la morte! A prescindere dall'innegabile interesse del giovane pubblico, si è preso il tempo per analizzare i fondamenti di Halloween e i processi educativi che derivano dalla partecipazione dei ragazzi? È una festa banale, educativa o nociva? 

Io mi domando, ma perché quest'attrazione per l'occulto, la morte, la paura, i personaggi lugubri e mostruosi legato al mondo delle tenebre?
Da dove viene questa ricerca del macabro, del sinistro, del lugubre?
È forse la fine del razionalismo e il ritorno al medioevo oppure semplicemente un modo innocuo di ridere per esorcizzare le nostre paure?
Se poi aggiungi certe serie televisive, film o cartoni animati che presentano fantasmi, vampiri e talvolta serial killer, ma come fai a non porti delle domande?
Insomma quale eredità vogliamo trasmettere?
La nostra società è in preda alla depressione, alla violenza e alla morte. Non sarebbe meglio promuovere dei valori positivi, degli atteggiamenti morali e spirituali che edificano la personalità dei giovani e di conseguenza la società di domani?

Faccio una proposta: perché non insegnare un’altra festa popolare americana? Il prossimo quarto giovedì di novembre ci sarà la molto Yankee, ma di sicura edificazione, Festa del Ringraziamento.
Se tanto amiamo identificarci con quel popolo, perché non partecipare anche a questo evento, ci troveremo così anche noi riuniti intorno al tavolo a gustare il succulento tacchino della mamma ed a ringraziare il Signore per la sua generosa provvidenza!
Oh, Yeah!

ADESSO CHE LO SAI . . . . . . . 


guarda il video: Dietro le maschere di Halloween

Per saperne di più clicca qui: Halloween 

Leggi questo è interessante, anche se è un'articolo dell'annoscorso: Festa pagana

venerdì 28 ottobre 2011

La tela di Penelope

In questo periodo sto lavorando ad un quadro a punto croce e mi è successso per distrazione, di aver sbagliato e disfatto un pezzo del lavoro, il quale avevo impiegato un giorno per fare quello solo!
Mi è venuta alla mente, Penelope, non so se sapete chi era e che cosa ha fatto ........

quasi quasi nell'attesa di terminare il mio quadretto, vi racconto della tela di Penelope, sperando di non fare come lei! Ah ah ah ...


Innanzitutto, Penelope (dal greco . Πηνελόπεια, -ας, poi Πηνελόπη, -ης; lat. Pēnĕlŏpe, -es), era un personaggio della mitologia greca, figlia di Icaro e di Policaste (o di Peribea), moglie di Ulisse, madre di Telemaco e cugina di Elena. Prende il nome da un mito riguardante la sua infanzia: quando nacque fu gettata in mare ( poverina!) per ordine del padre e fu salvata da alcune anatre che, tenendola a galla, la portarono verso la spiaggia più vicina. Dopo questo evento, i genitori la ripresero con loro e le diedero il nome di Penelope, che non a caso significa "anatra". Già il suo nome era tutto un programma ........  

Un giorno il marito Ulisse partì per la guerra a Troia, e Penelope aspettò per venti anni  il suo ritorno. Nel fra tempo le fu chesto di scegliere fra i proci, nobili pretendenti, un nuovo marito. Allora Penelope, fedele ad Ulisse, scogitò lo stratagemma della tela: di giorno tesseva, mentre di notte lo disfaceva.  L'astuta donna promise  ai proci che avrebbe scelto il futuro marito solo al termine del lavoro e così rimandava all'infinito il momento della scelta. Però, purtroppo l'astuzia di Penelope durò solo per poco meno di quattro anni, perché un'ancella la scoprì una notte mentre disfaceva la tela. La traditrice riferì tutto ai proci l'inganno della regina. alla fine ulisse tornò, uccise i proci e si ricongiunse alla moglie e tornato a casa, Ulisse potè di nuovo godere della moglie, la rese incinta di altri due figli, oltre a Telemaco: Arcesilao e Poliporte.

Sembra che Penelope sia il simbolo per antonomasia della fedeltà coniugale femminile.
Infine, tutt'oggi, si rammenta la Tela di Penelope per riferirsi ad un lavoro buono nelle intenzioni ma "impossibile", che non potrà mai avere termine perchè ogni volta ricomincia daccapo.

Nooo! Speriamo di no! Anche perché non vedo l'ora di averlo finito e di poterlo pubblicare nel mio Blog e poi una volta terminato lo appenderò alla parete del mio salotto. Non vi dico cosa ricamo, perchè è una sorpresa che, sicuramente piacerà anche a voi.

Beh via adesso vi lascio! Vado a lavorare al mio quadretto, se no faccio davvero come la Tela di Penelope. Mi da l'impressione che non finisca mai uffaaa !!!
Ciao a presto! :)


Ah dimenticavo! Se volete approfondire cliccate qui: Personaggi della mitologia greca, Ulisse, Telemaco, Elena, La Tela di Penelope,

lunedì 24 ottobre 2011

Veder cadere le foglie

E con l'arrivo dell'autunno vediamo cadere le foglie dagli alberi ..... ancora un'altra bella poesia, di N. Hikmet. Io quando cadono le foglie non mi lacero dentro ... perché sono d'accordo con Dio.



Le foglie che cadono



Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il celo è sereno
soprattutto se ho avutto, quel giorno,
una buona  notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo
con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani.

domenica 23 ottobre 2011

Albero autunnale

Voglio dare il benvenuto all'autunno e dire:" Arivederci estate, alla prossima! ", con questa poesia di J. Gullen Orfeo

Albero autunnale


Già matura
la foglia pe sereno suo distacco
discende
nel cielo sempre verde dello stagno.
Nel calmo
languore della fine, l'autunno s'immedesima.
Dolcissima
la foglia s'abbandona al puro gelo.
Sott'acqua
con incessanti foglie va l'albero al suo Dio.



Bellissima non la conoscevo fino ad adesso. Mi piace soprattutto dove dice: " Va l'albero al suo Dio", e la foto trovata su internet è molto azzeccata!

Autunno

Una poesia sull'Autunno di Gianni Rodari. Molto carina, io amante dei gatti, mi piace l'immagine di questo gattino che gioca con le foglie rosse e gialle, colori tipici di questa stagione, che cadono dall'albero, come delle farfalle.


L'autunno


Il gatto rincorre le foglie
secche sul marciapiede.
Le contende (vive le crede)
alla scopa che le raccoglie.

Quelle che da rami alti
scendono rosse e gialle
sono certo farfalle
che sfidano i suoi salti.

La lenta morte dell'anno
non è per lui che un bel gioco,
e per gli uomini che ne fanno
al tramonto un lieto fuoco.


venerdì 21 ottobre 2011

Mary Blair: la cretività fatta persona

21 ottobre 2011
Oggi aprendo Google ho trovato questo bellissimo e coloratissimo Doodle. Non ho potuto fare ammeno di salvarmelo nel mio Personal computer. E così ne si aggiunge un'altro alla mia collezione "Doodles di Google".

Questo nuovo Doodle è dedicato ai 100° Anniversario del compleanno di Mary Blair, una delle collaboratrici più importanti della cinematografia di Walt Disney. Mary Blair  nacque il 21 ottobre 1911 a McAlester (Ocklahoma, Usa) e il suo vero nome era Mary Browne Robinson. Il logo di Google mostra i colori tanto cari alla disegnatrice americana.

Voglio essere sincera, non conoscevo questo straordinario personaggio femminile, ma grazie a Google ho potuto farlo. Mary Blair era una creativa proprio come me, è per questo che mi piace moltissimo.

Mary Blair è stata la creatrice di molti personaggi della Wolt Disney, molto conosciuti come, "Alice nel paese delle meraviglie", "Piter Pan" e "Cenerentola" . Nel 1933 si diplomò al California Institute of the Arts e si fece apprezzare come pittrice di acquarelli. Nel 1934 sposò il suo collega e compagno di studi Lee Blair. Nel 1938 sostituì il marito alla "Metro-Goldwyn-Mayer per la lavorazione del film "Pinocchio". Ma dopo il 1939 anche lei passò alla Wolt Disney e lavorò per "Fantasia" e "Lilly e il vagabondo". Nel 1941 accompagnò Walt Disney nel suo viaggio in Sud America, dopo il quale Disney le affidò la supervisione artistica di "Saludos amigos" (1942) e di "I tre caballeros" (1944).
Negli anni 1950 partecipò alla realizzazione dei classici Disney "Cenerentola", "Alice nel paese delle meraviglie" (1951) e "Le avventure di pinocchio (1953). Mary Blair morì a causa di una emorragia cerebrale il 26 luglio 1978, all'eta di 66 anni. Nel 1991, dopo la sua morte, fu premiata come Disney Legend..

Mary Blair (1911-1978)
Mary fu anche una illustratrice di libri per l'infanzia. E' l'autrice del libro dal titolo "The Golden Book of Little Verses" che, purtroppo non si trova più nelle librerie, perché per varie vicissitudini è stato messo fuori catalogo da 40 anni.
Si tratta di un’opera che ha saputo conquistare i più piccoli perchè conteneva disegni che sembravano fatti da loro stessi, contenenti ingenuità e candore, ma con una sapienza e un’arte superiore. Insomma disegni in grado di affascinare e conquistare, capaci di entrare nel cuore dei più piccoli e non solo.



Queste immagini che vi mostro qui sotto le ho trovate navigando su internet.


Cinderella



 "Cenerentola" è la mia preferita. Ecco qui un'immagine è il momento in cui Cenerentola arriva al castello per il ballo.











Cinderella


Qui accanto un'altra scena di "Cenerentola".













 
 



martedì 18 ottobre 2011

Wilson Greatbatch

                        Wilson Greatbatch

Il 27 settembre 2011, è morto all’età di 92 anni Wilson Greatbatch che nacque a Buffalo (New York) il 6 settembre 1919. Siccome nel mio blog ho parlato di Steve Jobs, per “parcondicio” (non so se in questo caso è giusto usare questo termine), voglio adesso raccontarvi di Wilson Greatbatch e perché non tutti lo hanno fatto. E così dedico uno spazio anche per lui ! 

Wilson Greatbatch, nacque il 6 settembre a Bufalo, è stato un ingegnere e inventore statunitense, è conosciuto per aver inventato il pacemaker impiantabile. Si appassionò di elettronica fin dall'età giovanile, fu radio-operatore nella Marina degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1950 si laureò in ingegneria elettrotecnica alla Cornell University e nel 1957 si perfezionò all'università di Buffalo.

Greatbatch inventò il pacemaker impiantabile in parte per caso:  studiava l'uso dei transistor come rivelatori delle aritmie cardiache e, in uno dei suoi esperimenti installò un resistore con una resistenza sbagliata; si accorse tuttavia che da quel lato venivano create pulsazioni identiche al battito cardiaco normale e che quindi il nuovo circuito avrebbe potuto essere utilizzato in caso di aritmie. Wilson depositò il brevetto per il pacemaker il 22 luglio 1960.
Wilson Greatbatch, registrò oltre 150 brevetti e fondò anche una sua società, la «Wilson Greatbatch Ltd», più tardi «Greatbatch Ltd», per la produzione di batterie per i pacemaker impiantabili. Nel 1998 divenne membro della National Inventors Hall of Fame e nel 1996 ricevette il Premio  Lemelson-MIT.
 Il primo pacemaker venne impiantato su un essere umano nel 1960: il paziente 77enne visse altri 18 mesi dopo l'intervento. In seguito il Pacemaker è stato perfezionato e ulteriormente miniaturizzato.
Oggi giorno, centinaia di migliaia di persone ricevono un pacemaker ogni anno. La causa della sua morte è ignota, ma il genero Larry Maciariello riferì che la sua salute era "precaria", scrive la Bbc.
E’ più importante avere un computer o avere la possibilità di stare in vita se pur con un apparecchio? Io direi la seconda. Mi chiedo come mai quando muore un politico, un personaggio del cinema, della Tv o una rockstar imbottita di droga e allucinogeni tutti i giornali e telegiornali del mondo ne parlano esaltando il personaggio e raccontandone la storia con toni da leggenda come se lo stesso avesse fatto chissà cosa per il resto dell'umanità. Quando invece muore un grande scienziato che ha progettato e realizzato significative invenzioni per l'avanzamento tecnologico e la protezione della salute del genere umano nessuno ne parla !!!

lunedì 17 ottobre 2011

Lezione di Patty: La tela Aida

Che cosa è la "Tela Aida"? 

Con questa lezione si parla di la "Tela Aida".
Sicuramente vi chiedete che cosa sia la tela aida, giusto? La  tela Aida è il tessuto che costituisce il supporto principale per il ricamo contato, tecnica sulla quale si basa il punto croce. Tecnicamente la sua armatura non è una tela ma un piccolo operato che crea una griglia con una piccola quadrettatura che facilita il ricamo.

Generalmente è di cotone ma si trova anche di altre materie prime come lana e lino.

Il nome viene accompagnato normalmente da un numero che indica la grandezza dei quadretti. Tale valore differisce in base al sistema di misura lineare utilizzato nel paese in cui il canovaccio viene prodotto.
Così nel sistema metrico decimale si parla di quadretti per 10 cm. Nel sistema anglosassone invece si parla di Count che sono i quadretti presenti in un pollice.



 Le misure principali in commercio sono:
44 quadretti in 10 cm = 11 count per pollice
55 quadretti in 10 cm = 14 count per pollice
72 quadretti in 10 cm = 18 count per pollice
Tela Aida colore bianco quadretti piccoli
    Tela Aida color Avorio quadretti grandi

     Sono comunque presenti misure inferiori, intermedie e superiori a seconda del produttore.
    La tela Aida si trova in merceria. Io, personalmente per ora, ho solamente usato la tela Aida colore bianca e avorio.


    Lezione di Patty: Il "punto scritto".

    Il "punto scritto".
    Voglio dedicare tutta questa lezione al punto scritto, perché credo che nessuna di voi lo conosca.
    Sullo schema il punto scritto vi viene indicato con una linea marcata, nera o a colori.

    (Fig.1)
    Il "punto scritto"si esegue svolgendo due giri di punto filza scambiato, uno di andata e uon di ritorno; nel giro di andata prendere e saltare alternatamente un numero uguale di fili (vedi fig. 1).


    (Fig.2)

    Completare il giro di andata (vedi fig. 2). Vedete che è alternato, uno sì e l'altro no!


    (Fig. 3)
    Nel giro di ritorno prendere i fili saltati, saltando i fili presi nel giro precedente (vedi fig. 3)

    Consiglio dell'esperta: quando e dove applicare il "punto scritto".

    Per ognuno di questi casi, eseguite sempre dopo aver terminato il ricamo a punto croce.
    Usate il "punto scritto" nei ricami a punto croce per rendere più evidenti i contorni o per definire particolari all'interno del disegno.


    Pecorella rosa

    Pecorella celeste


    Che carine le mie pecorelle !!!


    Comunque è facile vero ?

    Come applicare il punto scritto dipende dalla vostra creatività, qui io l'ho applicato nel contorno della figura.

    Cuore azzurro




    E qui come cornicetta. Vi è piaciuta l'idea?

    Consigli dell'esperta:
    Ricordate sempre di eseguire il punto sritto solo dopo il punto croce.
    Guardate questa immagine. Qui mi è successo di aver ricamato la cornicetta a punto scritto prima (Fig. 1).                 

    (Fig.1)


    Ho dovuto disfarla! Poi l'ho rifatta e praticamente l'effetto è cambiato . . . .  non vi sembra diverso? (Fig. 2)

    (Fig.2)


    Il punto scritto deve essere preciso perchè denota la forma.

    Lezione di Patty : come si lavora a "punto croce"

    E in questa lezione ricamerete anche voi! Che dite di provare?
    Allora procuratevi ago e filo perché vi insegno come si ricama a "punto croce".


     Consiglio dell'esperta: prima di iniziare . . . .


    (fig.1)


    Per un capolavoro perfetto, vi consiglio prima, di tracciate sempre con un filo colorato le due metà del tessuto (vedi fig1), sia in senso orizzontale che in vertila, dopo contate sullo schema i quadretti compresi come inizio; contate sulla tela i fili corrispondenti e da qui iniziate il punto croce, procedendo da sinistra verso destra.





    (Fig.2)


    Si ricama in orizzontale da sinistra verso destra, svolgendo prima un giro di andata e mantenendo sempre uguale l'inclinazione del punto dal basso all'alto in diagonale (vedi fig. 2).

    (Fig. 3)
    Poi si procede da destra verso sinistra in un giro di ritorno (vedi fig. 3)


    (fig. 4)

    In questo caso si ricama in verticale una crocetta alla volta dal basso verso l'alto o dall'alto verso il basso (vedi fig. 4). Si può anche lavorare anche in obliquo in un solo giro, eseguendo una crocetta alla volta (vedi fig. 5 e 6).


    (Fig. 5)
     
    (Fig. 6)




    Consiglio dell'esperta: Il rovescio del lavoro

    (Fig. 7)



    Questo è il rovescio del lavoro. Vi do dei consigli pratici: girate il lavoro e vedrete i due fili sciolti (fig. 7) che devono essere passati sotto alcuni punti già eseguiti per chiuderli.


    (Fig. 8)

     Potete fare questo in 2 modi: il primo modo è spiegato nella figura n° 8.



    (Fig. 9)


    Il secondo modo è spiegato nella figura 9 e questo è il modo che io personalmente preferisco di più, ma a voi la scelta!




    E così si è conclusa anche questa lezione . . .  spero di essere stata esauriente.

    Alla prossima!

    lunedì 10 ottobre 2011

    L'Isola di grazia


    Oggi, 10 ottobre 2011 . . . sì, purtroppo l'estate è finita, ma finalmente con il mio Blog posso pubblicare le mie creazioni, anche quelle del passato!

    Inizio col presentarvi questo mio capolavoro, realizzato nel 2008, proprio per ricordare  l'Estate.

    L'Isola di grazia (2008)

     E' un quadretto realizzato a "punto croce" e a "punto scritto", su Tela Aida colore bianco a quadretti piccoli.
    Ovviamente rappresenta molto bene questa stagione che se ne sta andando via. 

    Un tramonto, il sole basso, un'isoletta con tre palme .  .  .  panorama tipicamente estivo e tropicale.





    L'ho messa è in cornce e appesa in camera mia. E' una bella cornice nera lucida, che riprende il colore del letto.  L'ho cucito su una stoffa di raso, per creare un sfondo, delicata, ma anche molto fine!



    Ti potrebbero interessare: La Tela Aida, Il Punto Croce


    sabato 8 ottobre 2011

    Patrizia

    (Patricia, Patty, Patsy, Pat)

    Nome di origine latina, da Patricius: “padre”, usato per indicare appartenenti alle classi libere e di alto censo. La diffusione in Italia di questo nome va ricercata nel mondo anglosassone, da dove molti traggono suggerimenti da Patricia e Patrick. Nella Bibbia il significato di padre, oltre quello di genitore nella carne, viene dato a personaggi della fede, alla guida di famiglie, gruppi, popoli e nazioni come Israele. Gesù nel Nuovo Testamento è il grande rivelatore del Padre unico Creatore di tutti gli uomini. Egli lo chiama sempre con il dolce titolo di Padre: “Padre mio”, “ Padre vostro”. Alla base di questo titolo Gesù rivela che Dio è il Padre d’amore, il genitore attento premuroso e curatore di tutti i suoi figli. (Leggi il Vangelo di Matteo cap. 5,6,7,11)

    giovedì 6 ottobre 2011

    STEVE JOBS: DISCORSO ALL'UNIVERSITA' DI STANFORD

    E' morto all'età di 56 anni; Steve Jobs, l'inventore del Personal Computer, il cratore dell'interfaccia grafica. Egli ha rivoluzionato il modo di comunicare delle persone.
    E'stato definito il " Da Vinci" dell'era moderna, la sua storia, la sua vita è raccontata da lui stesso nel discorso che tenne all'Università di Stanford.


    Questo è il testo del celeberrimo discorso di Steve Jobs all’università di Stanford, l’università che fu costretto a lasciare perché non aveva soldi a sufficienza per permettersi i corsi che frequentava. Sono parole che passeranno allo storia, che danno prova della sua straordinaria determinazione.
    Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato ad un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui, nulla di speciale. Solo tre storie.
    La prima storia parla di “unire i puntini”. Ho abbandonato gli studi al Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto come imbucato per altri diciotto mesi, prima di lasciarlo definitivamente. Allora perchè ho smesso?
    Steve Jobs
    Tutto è cominciato prima che io nascessi. La mia madre biologica era laureanda ma ragazza-madre, decise perciò di darmi in adozione. Desiderava ardentemente che io fossi adottato da laureati, così tutto fu approntato affinché ciò avvenisse alla mia nascita da parte di un avvocato e di sua moglie. All’ultimo minuto, appena nato, questi ultimi decisero che avrebbero preferito una femminuccia. Così quelli che poi sarebbero diventati i miei “veri” genitori, che allora si trovavano in una lista d’attesa per l’adozione, furono chiamati nel bel mezzo della notte e venne chiesto loro: “Abbiamo un bimbo, un maschietto, ‘non previsto’; volete adottarlo?”. Risposero: “Certamente”. La mia madre biologica venne a sapere successivamente che mia mamma non aveva mai ottenuto la laurea e che mio padre non si era mai diplomato: per questo si rifiutò di firmare i documenti definitivi per l’adozione. Tornò sulla sua decisione solo qualche mese dopo, quando i miei genitori adottivi le promisero che un giorno sarei andato all’università.
    Infine, diciassette anni dopo ci andai. Ingenuamente scelsi un’università che era costosa quanto Stanford, così tutti i risparmi dei miei genitori sarebbero stati spesi per la mia istruzione accademica. Dopo sei mesi, non riuscivo a comprenderne il valore: non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita e non avevo idea di come l’università mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Inoltre, come ho detto, stavo spendendo i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per tutta la vita, così decisi di abbandonare, avendo fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. OK, ero piuttosto terrorizzato all’epoca, ma guardandomi indietro credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’istante in cui abbandonai potei smettere di assistere alle lezioni obbligatorie e cominciai a seguire quelle che mi sembravano interessanti.
    Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti.
    Lasciate che vi faccia un esempio: il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.
    Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionate. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal computer ora le avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo.
    Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita.
    La mia seconda storia parla di amore e di perdita. Fui molto fortunato – ho trovato cosa mi piacesse fare nella vita piuttosto in fretta. Io e Woz fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni Apple è cresciuta da noi due soli in un garage sino ad una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione – il Macintosh – un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni… quando venni licenziato. Come può una persona essere licenziata da una Società che ha fondato? Beh, quando Apple si sviluppò assumemmo una persona – che pensavamo fosse di grande talento – per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito però le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro Consiglio di Amministrazione si schierò con lui. Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante.

    Non avevo la benché minima idea di cosa avrei fatto, per qualche mese. Sentivo di aver tradito la precedente generazione di imprenditori, che avevo lasciato cadere il testimone che mi era stato passato. Mi incontrai con David Packard e Bob Noyce e provai a scusarmi per aver mandato all’aria tutto così malamente: era stato un vero fallimento pubblico, e arrivai addirittura a pensare di andarmene dalla Silicon Valley. Ma qualcosa cominciò a farsi strada dentro me: amavo ancora quello che avevo fatto, e ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato questo di un nulla. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Così decisi di ricominciare.
    Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla soavità di essere di nuovo un iniziatore, mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.
    Nei cinque anni successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadimenti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E io e Laurene abbiamo una splendida famiglia insieme.
    Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo mi sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina con un saporaccio, ma presumo che ‘il paziente’ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.
    La mia terza storia parla della morte. Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi c’avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.
    Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto – tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento – sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.
    Un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Effettuai una scansione alle sette e trenta del mattino, e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Fino ad allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che con ogni probabilità era un tipo di cancro incurabile, e avevo un’aspettativa di vita non superiore ai tre-sei mesi. Il mio dottore mi consigliò di tornare a casa ‘a sistemare i miei affari’, che è un modo per i medici di dirti di prepararti a morire. Significa che devi cercare di dire ai tuoi figli tutto quello che avresti potuto nei successivi dieci anni in pochi mesi. Significa che devi fare in modo che tutto sia a posto, così da rendere la cosa più semplice per la tua famiglia. Significa che devi pronunciare i tuoi ‘addio’.
    Ho vissuto con quella spada di Damocle per tutto il giorno. In seguito quella sera ho fatto una biopsia, dove mi infilarono una sonda nella gola, attraverso il mio stomaco fin dentro l’intestino, inserirono una sonda nel pancreas e prelevarono alcune cellule del tumore. Ero in anestesia totale, ma mia moglie, che era lì, mi disse che quando videro le cellule al microscopio, i dottori cominciarono a gridare perché venne fuori che si trattava una forma molto rara di cancro curabile attraverso la chirurgia. Così mi sono operato e ora sto bene.
    Questa è stata la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte, e spero lo sia per molti decenni ancora. Essendoci passato, posso dirvi ora qualcosa con maggiore certezza rispetto a quando la morte per me era solo un puro concetto intellettuale:
    Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.
    Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.

    Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava The whole Earth catalog, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali.
    Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi.

    Siate affamati. Siate folli!


    martedì 4 ottobre 2011

    Il caso wikipedia

    http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_4_ottobre_2011



    Cara lettrice, caro lettore,
    in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.

    Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita.

    Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.

    Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.

    Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.

    Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l'introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.

    In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l'intera pagina è stata rimossa.

    L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.

    Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell'onore e dell'immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall'articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione.

    Con questo comunicato, vogliamo mettere in guardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all'arbitrio dei singoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo la sfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per "non avere problemi".

    Vogliamo poter continuare a mantenere un'enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?

    Gli utenti di Wikipedia

    Articolo 21
    Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

    La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

    Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

    In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.

    La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

    Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
    (art.21 della Costituzione Italiana- parte I° dei Diritti e doveri del cittadino)


    Articolo 27
    1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.
    2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.
    (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)



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