sabato 12 novembre 2011

Un sorriso

Una volta qualcuno mi ha regalato un foglio dove c'era scritta questa poesia, che e mi è molto piaciuta.
Adesso ve la voglio leggere così . . . . per farvi un dono !






Un sorriso non costa niente e produce molto arricchisce chi lo riceve,
senza impoverire chi lo da.
Dura un solo istante,
ma talvolta il suo ricordo è eterno.
Nessuno è così ricco da poter farne a meno,
nessuno è abbastanza povero da non meritarlo.


Crea la felicità in casa,
è il segno tangibile dell’amicizia,
un sorriso da riposo a chi è stanco,
rende coraggio ai più scoraggiati,
non può essere comprato, né prestato, né rubato,
perché è qualcosa di valore solo nel momento in cui viene dato.


E se qualche volta incontrate qualcuno
che non sa più sorridere,
siate generosi, dategli il vostro,
perché nessuno ha mai bisogno di un sorriso
quanto colui che non può regalarne ad altri.

(di P. Faber)


Questa poesia potrebbe essere banale, però quello che dice è vero . . . .  un sorriso non costa nulla!

Un bacio virtuale a tutte le mie amiche virtuali

Un KISSSS . . . . .E UNA ROSA PER TE!

E questo per dirti che anche l'amicizia "virtuale" ha un senso . . . .  niente è a caso!



SEI SEMPRE NEI MIEI PENSIERI !!!

Bello in rosa!

Oggi ancora un'ultimo mio quadretto al punto croce.

 Bello in rosa . . . . . con un messaggio biblico: "Il signore ha cura di me". (Salmo 40:17) 






Realizzato su tela aida, colore bianco a quadretti piccoli.

Il carattere dell'alfabeto è semplice, ma la cornicetta intorno lo rende unico!





Eccolo qua messo in cornice, e che cornice!
La cornice è una di quelle semplici di compensato. E' stata dipinta con colori acrilici, rosa e beige, ma non da me.

Se potessi tornare indietro . . . . . . . la ridipingerei io!




CIAO







venerdì 11 novembre 2011

Rosso e . . . d'oro

Vi presento un altro mio capolavoro al punto croce, naturalmente.

. . . . E un altro messaggio biblico: " Io sono venuto come luce nel mondo". (Giovanni 12:45)


 Stavolta di rosso  . . . . . realizzato sempre su tela aida colore bianca a quadretti piccoli
ho aggiunto al rosso il colore dorato, perchè la cornice è infatti color d'oro con dei puntini rossi.
Qui nella foto non si vede ma è molto intonata. Mi piace abbinare i colori della cornice con quelli del ricamo.

Bocciolino di rosa

Adesso siamo serie eh! Ecco un mio quadretto con un messaggio biblico.


"Anima mia, benedici il Signore!" (Salmo 103:1)


Molto carino vero ? E il bocciolino di rosa è un amore . . . . . realizzato su tela aida colore bianca.
Io l'ho messo in una cornice  che può essere appesa ad una parete, oppure su un comodino o altro.

L'alfabeto è molto particolare e il colore rosa lo rende molto tenero, ma nell'insieme è semplice ed elegante nello stesso tempo. a mio parere può essere un'idea simpatica per un regalo.


Eh sì, i quadretti sembrano essere le mie specialità!

giovedì 10 novembre 2011

Solitudine


Solitudine,
fredda lama pungente
che ha diviso i tuoi anni nelle profondità dell’anima

Solitudine,
amica fedele
nei silenzi a due
della tua casa

Solitudine,
nascosta
in mezzo a folle di amici indifferenti

Solitudine,
impressa nel tuo cuore
da chi ti ha lasciata
per troppo tempo da sola


 Solitudine,
amica intima
sciolta in lacrime profonde
nel cuscino di notti scure

Solitudine,
amara per quella carezza bramata
e per quel bacio atteso in segreto
e mai avuto

Solitudine,
gridata da occhi profondi
di bambino fragile e puro

Solitudine,
fra le sbarre gelide
di una gabbia
nella quale sei venuta alla vita

Solitudine,
improvvisa
per quelle mani di padre
che se ne sono andate in fretta
senza avere neppure il tempo di dire ciao

Solitudine,
stretta fra le braccia
della fragilità
di una vita sospesa
sul precipizio della morte

Solitudine,
figlia di un tradimento
inaspettato e sofferto
che ha aperto ferite e solchi
in un cuore già duro

Solitudine,
vuoto improvviso
colmo di tenebre in pieno giorno

“Quante solitudini
della solitudine
Hanno scandito i miei giorni.
Solo ora conosco
che Dio è rimasto solo
quel giorno
per incontrare me ed essere mio vero amico
nella solitudine della mia vita”
(Autore sconosciuto)


DEDICATA ALLE DONNE CHE  SI SENTONO SOLE . . . . . 











martedì 8 novembre 2011

A fare e a disfare . . . . .

. . . . si impara a lavorare!

Sì, va bhé ! Aiuto quando terminerò il mio quadretto? Sono sempre a disfarne un pezzo!

"A fare e a disfare si impara a lavorare!" - diceva sempre mia nonna, la quale faceva la sarta. Cuciva, sbagliava, disfaceva e lo faceva di nuovo. Io, che ero una bambina, la guardavo sempre mentre cuciva, mi guardava e mi diceva: " A fare e a disfare si impara a lavorare!". E lei pazientemente si rimetteva a cucire . . . . . . .

Ma adesso che sono adulta ho qualche dubbio: ma davvero che si impara a lavorare, oppure si perde solo tempo?

lunedì 7 novembre 2011

Marie Curie: la prima donna professore

Oggi 7 novembre 2011 è il 144° anniversario della nascita di Maria Skłodowska, meglio conosciuta come Marie Curie, scienziata polacca, che fu costretta a trasferirsi in Francia, per poter proseguire gli studi che aveva iniziato da autodidatta.


Chimica e fisica non erano certo le mie materie preferite, ma Google oggi la ricorda  con un Doodle impressionista che la ritrae mentre "gioca" con i propri alambicchi. 



 Marie si dedicò molto allo studio del "radio" e del "polonio", tanto che vinse nel 1903 il "Premio Nobel" per la fisica e nel 1911 per la chimica.

 Pierre e Marie Curie
Marie, che è stata  il primo professore donna in Francia,  si trasferì a Parigi e qui, a partire dal 1891 iniziò a frequentare la Sorbona, dove si laureò in fisica e matematica. Ed è qui che incontrò il docente Pierre Curie, che poi sposò.


Nel dicembre del 1897 iniziò a compiere degli studi sulle “sostanze radioattive”, che da allora rimasero al centro dei suoi interessi.
Nel 1906 le muore il marito,  Pierre Curie accidentalmente e, le fu concesso di insegnare nella prestigiosa università. Due anni più tardi le venne assegnata la cattedra di fisica generale, diventando la prima donna ad insegnare alla Sorbona. 

 Durante la Prima guerra mondiale, ebbe il soprannome di “crocerossina radiologica”, e operò in qualità di radiologa per il trattamento dei soldati feriti.
Marie Curie
Riuscì a dotare un'automobile di un'apparecchiatura radiografica rendendo così possibili le indagini radiologiche effettuate al fronte e partecipò alla formazione di tecnici e infermieri.


Purtroppo  fu colpita da una grave forma di anemia aplastica, malattia quasi certamente contratta a causa delle lunghe esposizioni alle radiazioni di cui, all'epoca, si ignorava la pericolosità. Morì nel sanatorio di Sancellemoz di Passy (Alta Savoia), nel 1934.

Una donna tanto amata e apprezzata che addirittura venne ricordata in una canzone dei Kraftwerk, che si intitola “ Radioactivity”, del 1975,


 


giovedì 3 novembre 2011

Le molte virtù di Chuang-Tzu

Ciao a tutte! Eccomi qua . . . . ho trascorso il mio compleanno con un bel raffreddore ed ancora oggi non mi è passato. E così non ho potuto lavorare al mio quadretto, perchè sono stata impegnata a farmi 2-3 volte al giorno l'"aereosol", uffa! 

Ma la conoscete la storia di Chuang-Tzu?!? No? 
Sembra il momento giusto per raccontarvi questa storia, ma  non so qual'è il titolo originale! Qui ho voluto darlo io per personalizzarla un pò.



Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. 
Il re gli chiese il disegno d’un granchio.
Chuang-Tzun disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. 
Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. 
“Ho bisogno di altri cinque anni” disse Chuang-Tzun. 
Il re glielo accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzun prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.” (di Calvino, Lezioni americane).

La mia domanda: "Che cosa ci insegna questa breve storia di Italo Calvino?". 

Qualcuna di voi risponderà: "Le opere d'arte hanno una lunga gestazione nella mente dell'artista!", altre ancora: "L'azione è più importante della contemplazione!". 
E quelle un pò maliziosette risponderanno: "Gli artisti sono persone inaffidabili!" - oppure- "I re hanno sempre fretta !!!". 

Ah ah ah! Ma no ragazze niente di tutto ciò!  La risposta giusta é: "Per poter lavorare bene bisogna avere scadenze impellenti!". Beh! Ovvio no ?!?


Quindi, anch'io per finire il mio quadretto dovrò avere una scadenza impellente! E già . . . . . . . impellente, ossia urgente, come il mio quadretto! :)






domenica 30 ottobre 2011

Ma cosa c'è dentro la zucca?

Essendo nata il 31 ottobre, essendo un'insegnante, ed essendo amante dei gatti, sì perché purtroppo quì centrano anche loro, mi sento in dovere di parlarvi di HALLOWEEN, per incoraggiare voi a proteggere i vostri figli da questa "festa demoniaca".

Ha un successo commerciale incontestabile, è la festa per travestirsi, decorare la casa e il giardino, per offrire caramelle ai bambini, quindi . . . è una festa per tutti! ma con che coraggio si va a dare il "Buon Halloween" ?
Ma in realtà cosa c'è dentro la zucca ? Sai cos'è la festa di Halloween? Conosci le sue origini? Sicuramente no! Allora ti scrivo quì tutta la sua storia  . . . . e come si dice: " Se la conosci . . . la eviti!".

ORIGINI DI HALLOWEEN
Le origini di Halloween risalgono dunque agli antichi druidi celti, e quindi a circa 2000 anni fa. I Celti vivevano in un vasto territorio che oggi è occupato dalla Francia, l’Inghilterra, il Galles e la Scozia, l’Irlanda, e celebravano la vigilia del nuovo anno, il 31 ottobre, in onore di Samhain, il principe della morte. Siccome il loro sostentamento principale era l’agricoltura, nella notte del 31 ottobre (la notte di fine estate) i Celti festeggiavano Samhain, una divinità oscura che i mortali ringraziavano per i raccolti estivi. Si trattava del "Trinox Samhain" o capodanno celtico. Quindi è evidente l’origine pagana della festa. Samhain era il Signore degli Inferi che, con l’arrivo dell’inverno, cancellava la potenza del dio sole, suo eterno rivale. Samhain venne così tradizionalmente identificato con il dio dei morti, o semplicemente con la luna, che spesso appare nell’iconografia di Halloween. Samain è anche il nome gaelico del mese che corrispondeva suppergiù a novembre. Il giorno di Samhain segnava dunque l’inizio invernale della metà dell’anno, e fu chiamato per questo il giorno in mezzo agli anni. L’essere "in mezzo agli anni" veniva considerato un momento magico: le barriere tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti si assottigliavano tanto da permettere a questi ultimi di tornare sulla terra comunicare con i vivi. I Celti credevano che in questo giorno gli spiriti malvagi dei morti, ritornavano per creare confusione e caos fra i viventi. La festa doveva placare Samhain e gli spiriti dei defunti. All’inizio, in questa giornata, si onoravano tutti i morti, compresi i primi santi cristiani, ma con il passare del tempo, incredibilmente, questi spiriti assunsero un connotato diabolico e malvagio. Fu così che, durante le celebrazioni per Halloween, apparvero rappresentazioni di fantasmi, scheletri, simboli della morte, del diavolo e di altre creature maligne, come le streghe. Pipistrelli, gatti neri, la luna piena, streghe, fantasmi, ecc. questi simboli hanno poco a che vedere con la iniziale e celtica vigilia di Samhain. Qualcuno li ha aggiunti abusivamente. Nella cerimonia celtica però era già presente un particolare che ha fatto da apripista all’inglobamento di simboli esoterici: i partecipanti dovevano vestirsi con pelli e teste d'animali, al fine di acquistare la forza dell’animale rappresentato e spaventare (sic!) così gli spiriti malvagi che erano presenti.

LA LEGGENDA  

L’antica leggenda irlandese racconta che Jack, un fabbro malvagio, perverso e tirchio, una notte d’Ognissanti, dopo l’ennesima bevuta viene colto da un attacco mortale di cirrosi epatica. Il diavolo nel reclamare la sua anima viene raggirato da Jack (sic!) e si trova costretto ad esaudire alcuni suoi desideri, tra i quali quello di lasciarlo in vita, giungendo ad un patto con cui rinunciava all’anima del reprobo. Jack, ignaro dell’effetto della malattia, muore un anno dopo. Rifiutato in Paradiso, Jack non trova posto nemmeno all’inferno a causa del patto con diavolo. A modo di rito il poveraccio intaglia una grossa rapa mettendovi all’interno della brace fiammante, a luogo della dannazione eterna. Con questa lanterna, Jack, fantasma, torna nel mondo dei vivi. Gli irlandesi, colpiti dalla carestia, immigrarono in America verso il 1850. Approdati nel nuovo mondo, trovarono un enormità di zucche che, a differenza delle piccole rape indigene, erano sufficientemente grandi da essere intagliate. Così le zucche sostituirono le rape e divennero le Jack o lantern, utilizzate la notte d’Ognissanti perché si pensava di tenere lontani gli spiriti inquieti dei morti che tentavano, come Jack, di tornare a casa. I bambini oggi si travestono e fanno visita alle famiglie guidati dalla lanterna-zucca e ottengono dolci in cambio della loro "benevolenza". "Trick - or - treat" è l’usanza del "dolcetto o scherzetto" [...], il significato originale è: "maledizione o sacrificio".
Questa festa, affermatasi e diffusasi negli U.S.A., è stata importata dagli Stati Uniti in Europa e quindi in Italia con maschere che mirano solo ad esaltare un clima negativo, un clima macabro, fatto di horror, di stregonesco, di occulto, agganciandosi e diffondendo una pericolosa e deleteria cultura magica?
E’ possibile che tutti quei simboli dell’Horror (pipistrelli, streghe, fantasmi, vampiri, morti che tornano, ecc.) non hanno suscitato almeno una giusta perplessità?
E’ possibile che l’unico modo per divertirsi è riesumare LA FIERA DELL’ HORROR?
Bisogna per forza divertirsi solo con diavoli, fantasmi, streghe, pipistrelli, e quanto altro di lugubre viene propinato?
Negli Stati Uniti succede un fenomeno curioso: la vigilia di Ognissanti scompaiono dei gatti neri. La protezione degli animali di Chicago, sorpresa dall'esplosione di questo fenomeno di scomparse misteriose alla fine di ottobre, ha deciso di vietare l'adozione di questi neri felini durante la stagione di Halloween.



PER RIFLETTERE . . . . .

Da qualche tempo Halloween seduce anche degli insegnanti che desiderano nutrire l'immaginazione dei ragazzi e aprire nuove vie per l'espressione diversificata. Però, senza rendersi conto, queste attività pedagogiche esaltano la paura, l'irrazionale e la morte! A prescindere dall'innegabile interesse del giovane pubblico, si è preso il tempo per analizzare i fondamenti di Halloween e i processi educativi che derivano dalla partecipazione dei ragazzi? È una festa banale, educativa o nociva? 

Io mi domando, ma perché quest'attrazione per l'occulto, la morte, la paura, i personaggi lugubri e mostruosi legato al mondo delle tenebre?
Da dove viene questa ricerca del macabro, del sinistro, del lugubre?
È forse la fine del razionalismo e il ritorno al medioevo oppure semplicemente un modo innocuo di ridere per esorcizzare le nostre paure?
Se poi aggiungi certe serie televisive, film o cartoni animati che presentano fantasmi, vampiri e talvolta serial killer, ma come fai a non porti delle domande?
Insomma quale eredità vogliamo trasmettere?
La nostra società è in preda alla depressione, alla violenza e alla morte. Non sarebbe meglio promuovere dei valori positivi, degli atteggiamenti morali e spirituali che edificano la personalità dei giovani e di conseguenza la società di domani?

Faccio una proposta: perché non insegnare un’altra festa popolare americana? Il prossimo quarto giovedì di novembre ci sarà la molto Yankee, ma di sicura edificazione, Festa del Ringraziamento.
Se tanto amiamo identificarci con quel popolo, perché non partecipare anche a questo evento, ci troveremo così anche noi riuniti intorno al tavolo a gustare il succulento tacchino della mamma ed a ringraziare il Signore per la sua generosa provvidenza!
Oh, Yeah!

ADESSO CHE LO SAI . . . . . . . 


guarda il video: Dietro le maschere di Halloween

Per saperne di più clicca qui: Halloween 

Leggi questo è interessante, anche se è un'articolo dell'annoscorso: Festa pagana

venerdì 28 ottobre 2011

La tela di Penelope

In questo periodo sto lavorando ad un quadro a punto croce e mi è successso per distrazione, di aver sbagliato e disfatto un pezzo del lavoro, il quale avevo impiegato un giorno per fare quello solo!
Mi è venuta alla mente, Penelope, non so se sapete chi era e che cosa ha fatto ........

quasi quasi nell'attesa di terminare il mio quadretto, vi racconto della tela di Penelope, sperando di non fare come lei! Ah ah ah ...


Innanzitutto, Penelope (dal greco . Πηνελόπεια, -ας, poi Πηνελόπη, -ης; lat. Pēnĕlŏpe, -es), era un personaggio della mitologia greca, figlia di Icaro e di Policaste (o di Peribea), moglie di Ulisse, madre di Telemaco e cugina di Elena. Prende il nome da un mito riguardante la sua infanzia: quando nacque fu gettata in mare ( poverina!) per ordine del padre e fu salvata da alcune anatre che, tenendola a galla, la portarono verso la spiaggia più vicina. Dopo questo evento, i genitori la ripresero con loro e le diedero il nome di Penelope, che non a caso significa "anatra". Già il suo nome era tutto un programma ........  

Un giorno il marito Ulisse partì per la guerra a Troia, e Penelope aspettò per venti anni  il suo ritorno. Nel fra tempo le fu chesto di scegliere fra i proci, nobili pretendenti, un nuovo marito. Allora Penelope, fedele ad Ulisse, scogitò lo stratagemma della tela: di giorno tesseva, mentre di notte lo disfaceva.  L'astuta donna promise  ai proci che avrebbe scelto il futuro marito solo al termine del lavoro e così rimandava all'infinito il momento della scelta. Però, purtroppo l'astuzia di Penelope durò solo per poco meno di quattro anni, perché un'ancella la scoprì una notte mentre disfaceva la tela. La traditrice riferì tutto ai proci l'inganno della regina. alla fine ulisse tornò, uccise i proci e si ricongiunse alla moglie e tornato a casa, Ulisse potè di nuovo godere della moglie, la rese incinta di altri due figli, oltre a Telemaco: Arcesilao e Poliporte.

Sembra che Penelope sia il simbolo per antonomasia della fedeltà coniugale femminile.
Infine, tutt'oggi, si rammenta la Tela di Penelope per riferirsi ad un lavoro buono nelle intenzioni ma "impossibile", che non potrà mai avere termine perchè ogni volta ricomincia daccapo.

Nooo! Speriamo di no! Anche perché non vedo l'ora di averlo finito e di poterlo pubblicare nel mio Blog e poi una volta terminato lo appenderò alla parete del mio salotto. Non vi dico cosa ricamo, perchè è una sorpresa che, sicuramente piacerà anche a voi.

Beh via adesso vi lascio! Vado a lavorare al mio quadretto, se no faccio davvero come la Tela di Penelope. Mi da l'impressione che non finisca mai uffaaa !!!
Ciao a presto! :)


Ah dimenticavo! Se volete approfondire cliccate qui: Personaggi della mitologia greca, Ulisse, Telemaco, Elena, La Tela di Penelope,

lunedì 24 ottobre 2011

Veder cadere le foglie

E con l'arrivo dell'autunno vediamo cadere le foglie dagli alberi ..... ancora un'altra bella poesia, di N. Hikmet. Io quando cadono le foglie non mi lacero dentro ... perché sono d'accordo con Dio.



Le foglie che cadono



Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il celo è sereno
soprattutto se ho avutto, quel giorno,
una buona  notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo
con gli uomini e con me stesso.
Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani.

domenica 23 ottobre 2011

Albero autunnale

Voglio dare il benvenuto all'autunno e dire:" Arivederci estate, alla prossima! ", con questa poesia di J. Gullen Orfeo

Albero autunnale


Già matura
la foglia pe sereno suo distacco
discende
nel cielo sempre verde dello stagno.
Nel calmo
languore della fine, l'autunno s'immedesima.
Dolcissima
la foglia s'abbandona al puro gelo.
Sott'acqua
con incessanti foglie va l'albero al suo Dio.



Bellissima non la conoscevo fino ad adesso. Mi piace soprattutto dove dice: " Va l'albero al suo Dio", e la foto trovata su internet è molto azzeccata!

Autunno

Una poesia sull'Autunno di Gianni Rodari. Molto carina, io amante dei gatti, mi piace l'immagine di questo gattino che gioca con le foglie rosse e gialle, colori tipici di questa stagione, che cadono dall'albero, come delle farfalle.


L'autunno


Il gatto rincorre le foglie
secche sul marciapiede.
Le contende (vive le crede)
alla scopa che le raccoglie.

Quelle che da rami alti
scendono rosse e gialle
sono certo farfalle
che sfidano i suoi salti.

La lenta morte dell'anno
non è per lui che un bel gioco,
e per gli uomini che ne fanno
al tramonto un lieto fuoco.


venerdì 21 ottobre 2011

Mary Blair: la cretività fatta persona

21 ottobre 2011
Oggi aprendo Google ho trovato questo bellissimo e coloratissimo Doodle. Non ho potuto fare ammeno di salvarmelo nel mio Personal computer. E così ne si aggiunge un'altro alla mia collezione "Doodles di Google".

Questo nuovo Doodle è dedicato ai 100° Anniversario del compleanno di Mary Blair, una delle collaboratrici più importanti della cinematografia di Walt Disney. Mary Blair  nacque il 21 ottobre 1911 a McAlester (Ocklahoma, Usa) e il suo vero nome era Mary Browne Robinson. Il logo di Google mostra i colori tanto cari alla disegnatrice americana.

Voglio essere sincera, non conoscevo questo straordinario personaggio femminile, ma grazie a Google ho potuto farlo. Mary Blair era una creativa proprio come me, è per questo che mi piace moltissimo.

Mary Blair è stata la creatrice di molti personaggi della Wolt Disney, molto conosciuti come, "Alice nel paese delle meraviglie", "Piter Pan" e "Cenerentola" . Nel 1933 si diplomò al California Institute of the Arts e si fece apprezzare come pittrice di acquarelli. Nel 1934 sposò il suo collega e compagno di studi Lee Blair. Nel 1938 sostituì il marito alla "Metro-Goldwyn-Mayer per la lavorazione del film "Pinocchio". Ma dopo il 1939 anche lei passò alla Wolt Disney e lavorò per "Fantasia" e "Lilly e il vagabondo". Nel 1941 accompagnò Walt Disney nel suo viaggio in Sud America, dopo il quale Disney le affidò la supervisione artistica di "Saludos amigos" (1942) e di "I tre caballeros" (1944).
Negli anni 1950 partecipò alla realizzazione dei classici Disney "Cenerentola", "Alice nel paese delle meraviglie" (1951) e "Le avventure di pinocchio (1953). Mary Blair morì a causa di una emorragia cerebrale il 26 luglio 1978, all'eta di 66 anni. Nel 1991, dopo la sua morte, fu premiata come Disney Legend..

Mary Blair (1911-1978)
Mary fu anche una illustratrice di libri per l'infanzia. E' l'autrice del libro dal titolo "The Golden Book of Little Verses" che, purtroppo non si trova più nelle librerie, perché per varie vicissitudini è stato messo fuori catalogo da 40 anni.
Si tratta di un’opera che ha saputo conquistare i più piccoli perchè conteneva disegni che sembravano fatti da loro stessi, contenenti ingenuità e candore, ma con una sapienza e un’arte superiore. Insomma disegni in grado di affascinare e conquistare, capaci di entrare nel cuore dei più piccoli e non solo.



Queste immagini che vi mostro qui sotto le ho trovate navigando su internet.


Cinderella



 "Cenerentola" è la mia preferita. Ecco qui un'immagine è il momento in cui Cenerentola arriva al castello per il ballo.











Cinderella


Qui accanto un'altra scena di "Cenerentola".













 
 



martedì 18 ottobre 2011

Wilson Greatbatch

                        Wilson Greatbatch

Il 27 settembre 2011, è morto all’età di 92 anni Wilson Greatbatch che nacque a Buffalo (New York) il 6 settembre 1919. Siccome nel mio blog ho parlato di Steve Jobs, per “parcondicio” (non so se in questo caso è giusto usare questo termine), voglio adesso raccontarvi di Wilson Greatbatch e perché non tutti lo hanno fatto. E così dedico uno spazio anche per lui ! 

Wilson Greatbatch, nacque il 6 settembre a Bufalo, è stato un ingegnere e inventore statunitense, è conosciuto per aver inventato il pacemaker impiantabile. Si appassionò di elettronica fin dall'età giovanile, fu radio-operatore nella Marina degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale. Nel 1950 si laureò in ingegneria elettrotecnica alla Cornell University e nel 1957 si perfezionò all'università di Buffalo.

Greatbatch inventò il pacemaker impiantabile in parte per caso:  studiava l'uso dei transistor come rivelatori delle aritmie cardiache e, in uno dei suoi esperimenti installò un resistore con una resistenza sbagliata; si accorse tuttavia che da quel lato venivano create pulsazioni identiche al battito cardiaco normale e che quindi il nuovo circuito avrebbe potuto essere utilizzato in caso di aritmie. Wilson depositò il brevetto per il pacemaker il 22 luglio 1960.
Wilson Greatbatch, registrò oltre 150 brevetti e fondò anche una sua società, la «Wilson Greatbatch Ltd», più tardi «Greatbatch Ltd», per la produzione di batterie per i pacemaker impiantabili. Nel 1998 divenne membro della National Inventors Hall of Fame e nel 1996 ricevette il Premio  Lemelson-MIT.
 Il primo pacemaker venne impiantato su un essere umano nel 1960: il paziente 77enne visse altri 18 mesi dopo l'intervento. In seguito il Pacemaker è stato perfezionato e ulteriormente miniaturizzato.
Oggi giorno, centinaia di migliaia di persone ricevono un pacemaker ogni anno. La causa della sua morte è ignota, ma il genero Larry Maciariello riferì che la sua salute era "precaria", scrive la Bbc.
E’ più importante avere un computer o avere la possibilità di stare in vita se pur con un apparecchio? Io direi la seconda. Mi chiedo come mai quando muore un politico, un personaggio del cinema, della Tv o una rockstar imbottita di droga e allucinogeni tutti i giornali e telegiornali del mondo ne parlano esaltando il personaggio e raccontandone la storia con toni da leggenda come se lo stesso avesse fatto chissà cosa per il resto dell'umanità. Quando invece muore un grande scienziato che ha progettato e realizzato significative invenzioni per l'avanzamento tecnologico e la protezione della salute del genere umano nessuno ne parla !!!

lunedì 17 ottobre 2011

Lezione di Patty: La tela Aida

Che cosa è la "Tela Aida"? 

Con questa lezione si parla di la "Tela Aida".
Sicuramente vi chiedete che cosa sia la tela aida, giusto? La  tela Aida è il tessuto che costituisce il supporto principale per il ricamo contato, tecnica sulla quale si basa il punto croce. Tecnicamente la sua armatura non è una tela ma un piccolo operato che crea una griglia con una piccola quadrettatura che facilita il ricamo.

Generalmente è di cotone ma si trova anche di altre materie prime come lana e lino.

Il nome viene accompagnato normalmente da un numero che indica la grandezza dei quadretti. Tale valore differisce in base al sistema di misura lineare utilizzato nel paese in cui il canovaccio viene prodotto.
Così nel sistema metrico decimale si parla di quadretti per 10 cm. Nel sistema anglosassone invece si parla di Count che sono i quadretti presenti in un pollice.



 Le misure principali in commercio sono:
44 quadretti in 10 cm = 11 count per pollice
55 quadretti in 10 cm = 14 count per pollice
72 quadretti in 10 cm = 18 count per pollice
Tela Aida colore bianco quadretti piccoli
    Tela Aida color Avorio quadretti grandi

     Sono comunque presenti misure inferiori, intermedie e superiori a seconda del produttore.
    La tela Aida si trova in merceria. Io, personalmente per ora, ho solamente usato la tela Aida colore bianca e avorio.


    Lezione di Patty: Il "punto scritto".

    Il "punto scritto".
    Voglio dedicare tutta questa lezione al punto scritto, perché credo che nessuna di voi lo conosca.
    Sullo schema il punto scritto vi viene indicato con una linea marcata, nera o a colori.

    (Fig.1)
    Il "punto scritto"si esegue svolgendo due giri di punto filza scambiato, uno di andata e uon di ritorno; nel giro di andata prendere e saltare alternatamente un numero uguale di fili (vedi fig. 1).


    (Fig.2)

    Completare il giro di andata (vedi fig. 2). Vedete che è alternato, uno sì e l'altro no!


    (Fig. 3)
    Nel giro di ritorno prendere i fili saltati, saltando i fili presi nel giro precedente (vedi fig. 3)

    Consiglio dell'esperta: quando e dove applicare il "punto scritto".

    Per ognuno di questi casi, eseguite sempre dopo aver terminato il ricamo a punto croce.
    Usate il "punto scritto" nei ricami a punto croce per rendere più evidenti i contorni o per definire particolari all'interno del disegno.


    Pecorella rosa

    Pecorella celeste


    Che carine le mie pecorelle !!!


    Comunque è facile vero ?

    Come applicare il punto scritto dipende dalla vostra creatività, qui io l'ho applicato nel contorno della figura.

    Cuore azzurro




    E qui come cornicetta. Vi è piaciuta l'idea?

    Consigli dell'esperta:
    Ricordate sempre di eseguire il punto sritto solo dopo il punto croce.
    Guardate questa immagine. Qui mi è successo di aver ricamato la cornicetta a punto scritto prima (Fig. 1).                 

    (Fig.1)


    Ho dovuto disfarla! Poi l'ho rifatta e praticamente l'effetto è cambiato . . . .  non vi sembra diverso? (Fig. 2)

    (Fig.2)


    Il punto scritto deve essere preciso perchè denota la forma.

    Lezione di Patty : come si lavora a "punto croce"

    E in questa lezione ricamerete anche voi! Che dite di provare?
    Allora procuratevi ago e filo perché vi insegno come si ricama a "punto croce".


     Consiglio dell'esperta: prima di iniziare . . . .


    (fig.1)


    Per un capolavoro perfetto, vi consiglio prima, di tracciate sempre con un filo colorato le due metà del tessuto (vedi fig1), sia in senso orizzontale che in vertila, dopo contate sullo schema i quadretti compresi come inizio; contate sulla tela i fili corrispondenti e da qui iniziate il punto croce, procedendo da sinistra verso destra.





    (Fig.2)


    Si ricama in orizzontale da sinistra verso destra, svolgendo prima un giro di andata e mantenendo sempre uguale l'inclinazione del punto dal basso all'alto in diagonale (vedi fig. 2).

    (Fig. 3)
    Poi si procede da destra verso sinistra in un giro di ritorno (vedi fig. 3)


    (fig. 4)

    In questo caso si ricama in verticale una crocetta alla volta dal basso verso l'alto o dall'alto verso il basso (vedi fig. 4). Si può anche lavorare anche in obliquo in un solo giro, eseguendo una crocetta alla volta (vedi fig. 5 e 6).


    (Fig. 5)
     
    (Fig. 6)




    Consiglio dell'esperta: Il rovescio del lavoro

    (Fig. 7)



    Questo è il rovescio del lavoro. Vi do dei consigli pratici: girate il lavoro e vedrete i due fili sciolti (fig. 7) che devono essere passati sotto alcuni punti già eseguiti per chiuderli.


    (Fig. 8)

     Potete fare questo in 2 modi: il primo modo è spiegato nella figura n° 8.



    (Fig. 9)


    Il secondo modo è spiegato nella figura 9 e questo è il modo che io personalmente preferisco di più, ma a voi la scelta!




    E così si è conclusa anche questa lezione . . .  spero di essere stata esauriente.

    Alla prossima!

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